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Anticorpi anti-fosfolipidi (aPL)

Immunologia - Malattie autoimmuni

Gli Anticorpi anti-fosfolipidi (aPL) per la valutazione diagnostica delle Trombosi artero-venose. Gli anticorpi Antifosfolipidi (aPL) sono diretti verso una serie di proteine plasmatiche che legano con elevata affinità i fosfolipidi anionici. I principali bersagli antigenici sono la beta2 Glicoproteina I (β2GPI) e la protrombina (PT), la proteina C attivata, l’attivatore tissutale del plasminogeno e l’annessina A2. Gli aPL correlano con un ampio spettro di manifestazioni cliniche, classicamente trombosi venose e/o arteriose e complicanze ostetriche che rientrano nella definizione della cosiddetta Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi (aPS).
In queste condizioni gli aPL rivestono un dimostrato e riconosciuto ruolo patogenetico. Esistono inoltre condizioni, probabilmente correlate alla sindrome, ma non incluse negli attuali criteri classificativi perché non sufficientemente specifiche, tra le quali la “pre-APS”, la APS sieronegativa e la APS microangiopatica.
È necessario comunque ricordare che gli aPL possono occasionalmente essere riscontrati anche in soggetti asintomatici, possono essere conseguenti all’assunzione di farmaci o a episodi infettivi, oppure possono associarsi a condizioni cliniche diverse dalla APS come le malattie autoimmuni sistemiche.

Metodi di rilevazione Anticorpi Antifosfolipidi

Lupus Anticoagulant (LAC)
Il test LAC misura la capacità da parte degli anticorpiantifosfolipidi (aPL)di prolungare il tempo di coagulazione nei test fosfolipide-dipendenti.
Negli ultimi anni il test è stato eseguito secondo i criteri proposti dallo Scientific Subcommittee of Standardization of Lupus Anticoagulants/phospholipids dependent Antibodies:

  1. Utilizzo di campioni di plasma con residuo di piastrine inferiore a 1x109/L
  2. Verifica dell’allungamento del tempo di coagulazione con almeno 2 test fosfolipide-dipendenti:
    - Tempo di Tromboplastina Parziale Attivata (aPTT)
    - Tempo di Coagulazione al Caolino (KCT)
    - Test al Veleno di Vipera Russel diluito (dRVVT)
  3. Test di mixing: aggiunta di plasma normale per verificare la mancata correzione del prolungamento del tempo di coagulazione ed escludere deficit di fattori della coagulazione
  4. Test di conferma: correzione del tempo di coagulazione con l’aggiunta di fosfolipidi
  5. Esclusione di altre coagulopatie.

Al fine di ottenere una maggiore sensibilità del LAC in coloro che stanno effettuando un trattamento con anticoagulanti, è consigliabile posticipare l’esecuzione del test 2 settimane dopo la sospensione del trattamento o quando l’INR ia inferiore a 1,5. In alternativa se l’INR è compreso tra 1,5 e 3, è consigliata la diluizione del plasma 1:1 con plasma normale prima dell’esecuzione del test.

Cosa sono i fosfolipidi e che significato hanno
gli anticorpi anti-fosfolipidi (aPL)

I fosfolipidi (PL) sono costituenti normali dei tessuti e delle cellule e sono frequentemente legati a proteine. Contro il complesso PL/proteine possono essere prodotti autoanticorpi così come contro la maggior parte dei costituenti del nostro organismo. Alla base di questa produzione vi è un errore del sistema immune, che normalmente non “attacca” i propri componenti (autoimmunità).
Dal momento che i fosfolipidi (PL) rivestono un ruolo importante nella coagulazione del sangue, anticorpi contro di essi possono interferire con la formazione del coagulo. Anticorpi anti-PL sono stati infatti trovati in alcuni pazienti che presentavano fenomeni trombotici ripetuti in assenza di altri fattori di rischio per trombosi.
Gli aPL sono stati inoltre associati ad abortività ripetuta e/o complicanze della gravidanza (gestosi) in assenza di altre cause identificabili.
Diverse condizioni possono determinare un aumento del tempo della coagulazione; tra di esse vi è anche la presenza del fenomeno del Lupus Anticoagulant (LA).
La positività per LA è dovuta ad anticorpi anti-fosfolipidi (aPL). Gli anticorpi responsabili del LA determinano un allungamento del tempo di coagulazione in provetta perché sottraggono i fosfolipidi necessari alla formazione del coagulo. Nel nostro organismo, tuttavia, l’effetto di questi anticorpi è più complesso dal momento che sono in grado di reagire con le cellule che regolano la coagulazione (globuli bianchi, piastrine e cellule endoteliali) alterandone la funzione e favorendo alla fine la trombosi.
La presenza degli anti-fosfolipidi (aPL) è un forte fattore di rischio per le trombosi, ma la loro presenza non sempre si associa alle manifestazioni cliniche. Forse è la concomitante presenza degli aPL e di un secondo fattore (non sempre identificabile) che scatena l’evento. Quindi soggetti con aPL, anche a positività elevata, senza il secondo fattore possono non avere la trombosi.
Inoltre, gli aPL sono una famiglia eterogenea di autoanticorpi.
Con i test attualmente in uso siamo in grado di evidenziare gli aPL ma non sappiamo ancora distinguere quelli più dannosi. In altre parole, ad un titolo basso ma costituito solo da anticorpi “dannosi” può associarsi una manifestazione clinica mentre questa manca se gli anticorpi presenti (anche a titolo elevato) sono meno “cattivi”.